L’ANPI commossa al dolore dei famigliari e degli amici 
per la morte del partigiano Giuseppe CASSINELLI,
nome di battaglia “Beppe”.



Croce al merito di Guerra in seguito all’attività partigiana, dal 12/06/1944 fino alla Liberazione, nel Corpo Volontari della Libertà di Aosta, VII Divisione G. L. “Pietro Ferreira” Brigata Carlo Cattaneo, con il grado di Comandante di squadra. Era nato a Castagnole Lanze (AT) il 06/02/1926

Aveva 18 anni quando, insieme ad altri amici decise di prendere il treno da Porta Nuova per Aosta, per sfuggire alla chiamata dell’Alto Comando Tesdesco che ordinava ai nati del 1° semestre del 1926 di presentarsi per essere inviati a lavorare nelle fabbriche tedesche. Sceso a Hone Bard giunge il giorno dopo al comando partigiano di Champorcher è alla sera ebbe come primo incarico, la guardia alla salma di un partigiano morto accidentalmente.  Operò con la sua Brigata nel biellese e nel vercellese. Tornato a Torino dopo la Liberazione, partì nuovamente per unirsi alle truppe d’occupazione alleate sui confini dell’Austria.

Il suo ricordo e il suo esempio di uomo, partigiano e di antifascista combattente per la libertà e la giustizia sociale, saranno sempre nei cuori di tanti che lo hanno conosciuto, apprezzato e gli sono stati amici. I giovani studenti soprattutto, ai quali guardava con trepidazione per il loro futuro.

Il 20/11/2019 nella sua casa di San Benigno Canavese, il sottoscritto, Giancarlo Tagliati i giovani Antonio Viola e Gabriele Franchino lo abbiamo incontrato e intervistato per l’Archivio digitale pubblico delle testimonianze partigiane, a cura di Gad Lerner e laura Gnocchi.

Questo progetto, promosso dalla Presidenza nazionale ANPI, di un archivio pubblico contenente interviste video alle ultime partigiane e partigiani viventi dando forma ad un memoriale vivo e condiviso, e al tempo stesso di fornire un'importante documentazione ai ricercatori e un moderno strumento di conoscenza storica e democratica alle nuove generazioni. Qualcosa di più, quindi, di un monumento celebrativo. Una grande operazione culturale per rinnovare nel tempo la consapevolezza che la Resistenza costituisce un passaggio decisivo per la costruzione della convivenza civile e per instillare nella coscienza di tutte italiane e degli italiani l'imprescindibilità dei valori di libertà, umanità e giustizia.

Link per ascoltare “Beppe” Cassinelli - https://www.noipartigiani.it/?s=cassinelli

X l’Anpi chivassese Vinicio Milani


18 nov 2016 Al Teatro Giacosa di Ivrea si è svolta la cerimonia di consegna delle Medaglie della Liberazione, conferite con decreto del Ministero della Difesa, a 99 cittadini della provincia di Torino, alla presenza del Prefetto Renato Saccone e del vice presidente del Consiglio Regionale, Nino Boeti. "Beppe" Cassinelli il secondo da dx vicino al Prefetto, vicino a lui Giancarlo Tagliati e il sindaco di San Benigno.







 

 


 

 





CHIVASSO REVOVA LA CITTADINANZA ONORARIA
 A MUSSOLINI E AL QUADRUMVIRO DE VECCHI

L’Anpi di Chivasso ha appreso con favore l’iniziativa e ringrazia pubblicamente l’Amministrazione e il Consiglio comunale di Chivasso, che nella seduta del 21 dicembre ha approvato le delibere che revocano la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, conferita nel 1924 e al quadrumviro Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon conferita nel 1927.

La delibera del 1924 con la quale l'allora consiglio di Chivasso ha eletto a cittadino onorario Benito Mussolini è uscita inaspettatamente mentre si consultava l’archivio comunale e, malgrado sia uscito allo scoperto dopo 98 anni, non si poteva fare finta di nulla.

Come Anpi, sebbene consapevoli non fosse una priorità, sappiamo però che è un atto dovuto verso i conti del passato e nel rispetto del nostro dettato costituzionale. Mai come oggi sostenere i valori dell’antifascismo, della resistenza, della costituzione e della pace, rimane un monito e un testamento per il futuro.

L’atto amministrativo dell’epoca rimane, ma i nomi del Duce e del quadrumviro De Vecchi vengono cancellati dal registro dei cittadini onorari della città di Chivasso.

La cittadinanza onoraria è figlia di un determinato momento storico, lo fecero la maggioranza dei comuni italiani per ordini dall’alto, si volle conferire allora per esaltare le gesta politiche e militari di colui che questo riconoscimento non meritava. Ed è proprio la storia che ci racconta questo: l’entrata in guerra, la dura repressione del dissenso politico, la sottomissione al regime nazista con l’avvallo italiano e la complice condivisione dello sterminio di ebrei, politici, omosessuali e disabili, solo per ricordare le tappe più tragiche del governo di Mussolini.

Riteniamo che quello di oggi è un atto politico di grande valore, soprattutto in questo momento. Razzismo, xenofobia, intolleranza verso il diverso, apologia del ventennio sono presenti, in maniera preoccupante, nella società in cui viviamo. C'è bisogno di reagire, richiamando l'attenzione al problema. La revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini è un atto che va in questa direzione.

Con la revoca non si è voluto cancellare la memoria di quegli anni, che deve rimanere viva e vigile, ma va ribadito che una cittadinanza onoraria non può essere riconosciuta a chi ha calpestato la libertà e i diritti fondamentali dell’uomo ed è stato responsabile politico, morale e storico di tante sofferenze per il popolo italiano

Su Mussolini e il fascismo la Storia ha già espresso il suo inappellabile giudizio condannando quel regime e il suo capo, non è a questo compito che l’Anpi è chiamata. Noi siamo chiamati ad esercitare nella maniera corretta la memoria, un compito che richiede un impegno costante

Chi minimizza oggi il tema “fascismo” sono gli stessi che minimizzano fatti incontrovertibili, come la recrudescenza di forme organizzate di neofascisti, il diffuso emergere di sentimenti, di parole e di azioni che si nutrono della devianza fascista che semina odio e disprezzo ed invoca un moderno oscurantismo tramite pratiche di mistificazione e travisamento, denigrazione e diffamazione.

 

 


Un bellissimo mazzo di fiori: l'omaggio che l’Anpi ha voluto tributare alla memoria di Lea Garofalo

 L’ANPI a Bruxelles

Appunti di viaggio

Stiamo assistendo ad una crisi della costruzione europea e non capiamo quale è la direzione che si vuole seguire. Cosa accomuna oggi i popoli europei, sotto il profilo che riguarda la politica economica e sociale considerando che oggi l’UE ha solo una politica monetaria comune e nessuna caratteristica di stato sociale, per non parlare del fenomeno migratorio, dell’equilibrio tra identità nazionali e spinte autonomistiche, dell’area Euro e delle istituzioni che la regolano. È con questi interrogativi che abbiamo accolto con favore l’invito a visitare, per la seconda volta (la prima fu nel febbraio del 2019) la sede del Parlamento Europeo a Bruxelles, il 16 e 17 novembre scorso con un gruppo di 19 persone facenti capo alla locale sezione “Boris Bradac” di Chivasso al quale si è unito un altro gruppo di 12 studenti universitari di Torino guidati dalla prof.ssa Gaffuri. Abbiamo visitato la Casa della storia europea, inaugurata nel 2017, che si trova all’interno di una delle aree verdi della città di Bruxelles, Parc Leopold, vicino al Parlamento europeo. Grazie ad una esposizione permanente, con una panoramica transnazionale dedicata alla storia dell’Unione Europea, che aiuta il visitatore a comprendere la sua evoluzione e come questa memoria continui a influenzare la nostra vita. In serata prima di cena una visita obbligata alla Grande Place una bellissima piazza rettangolare con dei maestosi palazzi diversi tra loro ma molto caratteristici, le case delle corporazioni, il Municipio, e la Maison du Roi, che danno un aspetto unico alla piazza principale di Bruxelles, che di notte vale davvero la pena di vedere.

 

Ciao CARLO!
Siamo colpiti da immenso dolore per la scomparsa del nostro Presidente emerito dell'Anpi Carlo Smuraglia. Il suo nome resterà nella storia di questo Paese e impresso nei nostri cuori per aver partecipato alla Resistenza, per il grande impegno profuso in difesa e per la piena attuazione della Costituzione, dei diritti e della democrazia.
 

                                                            2016




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Chivasso ricorda due anniversari importanti:

la Dichiarazione delle popolazioni alpine

e il gemellaggio con Ventotene

L’evento si è tenuto martedì 21 dicembre alle ore 16,45 nel Teatrino Civico di Chivasso, promosso dalla sezione Anpi “Boris Bradac” del Chivassese, dal Comune di Chivasso, dal Movimento Federalista Europeo, con la collaborazione dell’Istituto Superiore Europa Unita e del Liceo Newton.

“Valori delle libertà in una Europa federale” è il filo conduttore della giornata a 78 anni di distanza dalla firma della Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine nota come Carta di Chivasso a Palazzo Tesio. La Carta fu firmata nel 1943 durante un convegno clandestino organizzato da esponenti antifascisti  della Resistenza delle valli alpine, di diversa provenienza, la Valle d’Aosta e le Valli valdesi, e di differente estrazione politica e religiosa, per definire un progetto di autonomia federale per le regioni alpine nel quadro di un’Europa federale: Émile Chanoux ed Ernesto Page, della resistenza valdostana, Giorgio Peyronel, Osvaldo Coisson, Gustavo Malan e Mario Alberto Rollier, di quella valdese. Mancavano all’incontro Lino Binel, arrestato dai fascisti, e Federico Chabod, che aveva però fatto pervenire ai convenuti il suo “testo preliminare”.

Si tratta di un importante documento programmatico che vede nel federalismo la strada per la ricostruzione dello Stato italiano dopo il ventennio fascista. È uno dei testi fondatori, insieme al Manifesto di Ventotene, che, scritto nel 1941 da oppositori del regime, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, al confino nell’isola laziale, propone il federalismo europeo come la strada per assicurare un futuro di pace e di democrazia all’intero continente. Questo documento per la promozione dell’unità europea è stata onorato con gli interventi di Gerardo Santomauro sindaco di Ventotene, città gemellata con Chivasso, collegato in streaming e della storica e giornalista direttrice della Fondazione Nocentini Marcella Filippa, autrice del libro “Ursula Hirschmann Come in una giostra”. 

I lavori sono stati aperti dal sindaco di Chivasso Claudio Castello e dal sindaco di Ventotene Gerardo Santomauro con lo scambio di saluti.

Dopo il sindaco di Chivasso, a seguire, hanno relazionato il segretario del Movimento Federalista Europeo Piemonte Stefano Moscarelli e Frédéric Piccoli della Gioventù Federalista Europea di Aosta, con la moderazione di Vinicio Milani presidente della sezione Anpi “Boris Bradac” che ha sostituito il prof. Fabrizio Spegis.

La mattinata invece è stata dedicata agli studenti chivassesi. Alle ore 9, l’iniziativa ha interessato l’Istituto Superiore Europa Unita, mentre alle ore 11 il Liceo Newton. All’incontro con i giovani hanno preso parte la vicesindaco e assessore alla Cultura Tiziana Siragusa, Vinicio Milani dell’Anpi, i rappresentanti del Movimento Federalista Europeo di Chivasso Libero Ciuffreda e Andrea Torasso ed il presidente della Gioventù Federalista Europea di Aosta Vivien Bovard.

Nell’incontro con i giovani è stato ben schematizzato il contenuto della Carta di Chivasso in tre punti fondamentali. Il primo è dedicata alla rivendicazione dell’autonomia delle Vallate alpine nel campo politico-amministrativo avente come modello di riferimento quello dei cantoni svizzeri;il secondo quelli della cultura e dell’istruzione con la rivendicazione del bilinguismo;il terzo in quello dell’economia con un controllo sulle risorse locali e forme di autonomia fiscale.








25 APRILE 2021 - CHIVASSO
(video posa corona monumento a tutti i Caduti)

 

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25 Aprile, festa nazionale che ricorda il coraggio, la lotta e il sacrificio di tante donne, uomini, giovani contro la dittatura e l'occupazione. Un evento che porterà nelle case e nelle coscienze di tutta Italia la centralità della Resistenza nella conquista della libertà e nel processo di ricostruzione materiale, democratica, civile del Paese dopo gli incalcolabili danni – guerra, miseria, leggi razziste, stragi contro innocenti – provocati dal fascismo e dal nazismo. Ideologie di violenza e prevaricazione che ancora oggi sopravvivono nelle frequenti espressioni e azioni di odio e razzismo in particolare nella comunicazione web e social. 
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