Bradac

Bradac

Nato a Trieste il 10 maggio 1920, risiedeva a Chivasso (To).  Studente universitario iscritto alla Facoltà di Medicina, il 1º giugno 1944 entrò a far parte del movimento di liberazione nella 4ª Divisione Garibaldi, dislocata in Canavese. Durante un combattimento nella zona di Corio (TO) fu ferito e catturato. Trattenuto nell’ospedale di Ciriè sotto sorveglianza armata, riescì ad evadere. Due giorni dopo la fuga  fu nuovamente arrestato, a Rocca Canavese (TO), a causa di una denuncia anonima. Sempre a Rocca Canavese fu fucilato il 26 marzo 1945, assieme a Pasquale De Guglielmo e Pietro Fiore.

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Così scriveva Cornelio Valetto*  il 1 Maggio 2008 su il RISVEGLIO web:
63 anni di democrazia
...Quando si pensa alla nostra Resistenza, alla guerra partigiana, è bene inquadrarla nella realtà della tragedia europea, generata dalla enorme potenza bellica della Germania; e non dimenticare l’infame genocidio, non soltanto razzista, di milioni di esseri umani.
Per questo, non è di troppo, non è storia svanita e superata dal tempo, ricordare quei giorni; ricordare ancora le donne e gli uomini che vollero la fine di una tragedia immensa e imposero il ritorno della libertà e la riconquista della dignità di uomini liberi, che il fascismo di Mussolini aveva umiliato.
Ritengo preziosa la testimonianza di un giovane studente di Chivasso, nostro compagno di Brigata Partigiana, perché si possa comprendere la dignità e la nobiltà d’animo di chi partecipò alla lotta di Liberazione per un ideale: che pagò con la vita. Boris Bradac, 24 anni, medaglia d’argento al valor militare, fu fucilato dai fascisti a Rocca Canavese il 26 marzo 1945. Così ci diede l’ultimo abbraccio: “Ai miei compagni d’arme. Oggi si chiude la mia vita, nel supremo istante giunga a voi il mio grato ricordo.
Siete stati per me compagni buoni e fedeli; una cosa sola mi rincresce, il dovervi lasciare quando già per voi sta delineandosi la Vittoria, con quella pace che donerà al mondo intero, se non altro, la tranquillità che tutti auspicano dopo tante lotte e sofferenza. Certo di essere da voi ricordato, vi lascio con il desiderio che non si sparga per me altro sangue italiano. Un fraterno abbraccio a tutti. Viva l’Italia. Boris”.
La libertà è un dono di cui si misura il valore solo quando, come accade per l’aria che respiriamo, si comincia ad avvertirne l’indispensabilità. Questa affermazione vale per la libertà vera, che non accetta la sopraffazione o l’emarginazione per chi ha i nostri stessi diritti. ...
* partigiano imprenditore filosofo platoniano



Lettere di Boris Bradac ai compagni di lotta, alla madre e
ai suoi cari scritte in data 26-03-1945 a Rocca Canavese 
(Le lettere sono conservata presso l'Istituto piemontese per la storia della Resistenza
e della società contemporanea - Torino)  -   Indirizzo web: http://www.istoreto.it/

Ai miei compagni d’arme
Oggi si chiede la mia vita, nel supremo istante giunga a Voi il mio grato ricordo.
Siete stati per me compagni buoni e fedeli, una cosa sola mi rincresce, il doverVi lasciare quando già per Voi sta delineandosi la Vittoria, con quella Pace che donerà al mondo intero, se non altro quella tranquillità che tutti auspicano dopo tante botte e sofferenze. Certo di essere da Voi ricordato, Vi lascio con il desiderio che non si sparga per me altro sangue italiano. Un fraterno abbraccio a tutti. Viva l’Italia.  
Boris
Spero ed auguro che la sorte sia più benigna con Moro e Michele.
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Mamma mia adorata e miei cari tutti, Iddio Grande e Giusto ha voluto che io chiudessi questa mia breve vita terrena in modo tragico e lontano da Voi tutti che tanto amo. Quando leggerete queste mie poche righe io non sarò più, a Voi rimanga il conforto che sono morto sereno e contento di aver dato anch’io il mio contributo di sangue per questa amata Italia.
A voi tutti giunga in questo supremo istante il mio appassionato abbraccio. Dio concederà la grazia di rivederci ancora lassù, nel regno dei Giusti.
Infiniti baci e abbracci a Voi e a tutti i miei amici.
Boris

P.S. - Sono fuggito venerdì sera, senza premeditazione, ho goduto di 23 ore di libertà, e ne ho assaporato la dolcezza; qualcuno, al quale io perdono, ha indicato il mio nascondiglio, che era a dire il vero più che sicuro. Il destino ha voluto questo, ed io serenamente lo accetto, spero che a Michele e a Moro sia riservata una sorte migliore. Baci.    
BorisLe mie ultime volontà sono: non si prende per me il lutto ed esprimo il desiderio di essere sepolto a Chivasso. Ancora tanti abbracci a tutti: a papà, Milan, Nada, Lina, Vincenzo ed al piccolo Gianni ed in particolare a te Mamma, cui ho voluto tanto bene, anche se non l’ho sempre dimostrato.
Boris.
Perdonatemi se talvolta vi ho fatto disperare.