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Caro Direttore,
ho visto la sua nota di commento alla mia letterina (Voce, 6 giugno 2011). La mia impressione complessiva è che lei rientri in buona misura nella categoria del "burbero benefico". Non ce la fa ad essere davvero cattivo, e questo alla fine le guadagna stima e simpatia (almeno la mia). Però, la prego, non giochi troppo a fare il cinico, non sia tentato dall'assomigliare a un Belpietro o Sallusti in sedicesimo: perderebbe la stima e simpatia di cui sopra. Immagino che non le importi: ma tant'è. Mi spiego meglio: tentare di far passare Vinicio Milani per un pericoloso  estremista che "militarizza" politicamente l'ANPI fa sorridere. Tutti a Chivasso conoscono Milani come un uomo che fa della mitezza la sua forza. Credo che un ritratto diverso appaia implausibile anche ai suoi avversari politici.Così come appare incomprensibile – a meno che non ci siano vecchi rancori personali – il pre-giudizio sul nuovo sindaco. Mettiamololo alla prova, laicamente e sobriamente. Può darsi che abbia ragione lei, anche se io francamente mi auguro di no, soprattutto per Chivasso, che viene da un'amministrazione su cui tacere è bello.
Lei non ha mai censurato nessuno, almeno per quanto io sappia, e gliene do volentieri atto. Come le do atto che forse sarebe stato meglio pubblicare la sua risposta sul sito ANPI, anche se è vero che lie ha scelto una via irrituale per far pervenire il suo pensiero. Ma non ingigantisca l'accaduto: a un direttore di giornale non mancano davvero gli spazi per replicare e per dare visibilità alle sue opinioni. Non faccia come chi, da proprietario e quasi monopolista  di fatto di TV e case editrici grida alla stampa schierata contro di lui. Senso della misura, per favore. Aggiungo che ci sono modi di distorcere le notizie e fuorviare il lettore che sono persino peggio della censura. Per esempio, il titolo che la Voce ha dato al mio intervento e alla sua replica:
"Ecco come l'ANPI di Vinico Milani interpreta l'art.21 della Costituzione" (quello sulla libertà di espressione). Mi spieghi che cosa ha a che vedere il contentuo del mio intervento con questo titolo, in particolare che cosa c'entra Milani.
Per concludere, ancora due considerazioni.Sì, sono fiero di appartenere a questo ANPI, che finora ha bene o male saputo interpretare quell'intransigenza "gobettiana" sui principi della nostra costituzione. Quello che nel mio ultimo libro ho chiamato "resistenza costituzionale". Non so quanto durerà, ma finché dura io ne sarò sobriamente orgoglioso. Per lei questo significa essere un "povero illuso". Glielo concedo. D'atronde un professore, per di più di matrice azionista, non può che essere un povero illuso. Lo sono da una vita. Ma le faccio una piccola confessione. Si vive un po' meglio – solo un poco, per carità! – da poveri illusi che da poveri disillusi. Cordialmente, e mi auguro a presto ancora sul suo giornale,
ermanno vitale

                                                                                                                

LETTERA AGLI STUDENTI 
Cari studenti,

come probabilmente sapete, l’Università italiana sta vivendo un momento di profonda difficoltà.
Il governo, con le ultime leggi finanziarie, ha ridotto del 20% il finanziamentoall’Università, facendo dell’Italia il paese europeo che investe meno nella ricerca e nella formazione universitaria: lo 0,8% del Prodotto Interno Lordo, contro una media europea dell’l’1,4%. Ma il problema non sono solo i tagli. Le disposizioni contenute nel ddl Gelmini, attualmente in discussione in Parlamento, minano alle fondamenta il carattere pubblico dell’Università, affidando la gestione degli atenei a consigli di amministrazione composti “per almeno il 40%” da tecnici esterni. Il disegno di legge prefigura inoltre la messa in esaurimento del ruolo dei ricercatori e l’introduzione della figura del ricercatore a tempo determinato, che viene ad aggiungersi, non a sostituirsi, alle preesistenti forme di contratti a termine post-dottorato, configurandosi come l’ultimo passaggio di un lungo percorso di precariato privo di sbocchi certi.
Queste disposizioni – se diventeranno legge – avranno conseguenze di cui tutti dobbiamo essere coscienti: impoverimento dell’offerta formativa; riduzione dei servizi agli studenti; aumento delle tasse universitarie; preclusione della carriera accademica agli studenti meritevoli, ma privi di mezzi; dequalificazione del lavoro universitario, con inevitabile peggioramento del livello della ricerca e della didattica.
Di fronte a questo stato di cose, aggravato dagli ulteriori tagli previsti dall’ultima finanziaria, alcuni ricercatori di Scienze Politiche hanno deciso di protestare, aderendo alla mobilitazione in atto in tutta Italia contro il ddl Gelmini e i tagli all’Università.
La forma di protesta che abbiamo adottato è molto semplice: consiste nell’attenerci rigorosamente alla legge, che prevede che i ricercatori siano assunti e valutati per fare ricerca e possano essere affidatari di corsi solo con il loro consenso. In realtà oggi una parte molto consistente dei docenti di ruolo che insegnano nelle nostre facoltà sono ricercatori: professori a tutti gli effetti per le mansioni svolte, ma sottopagati e privi di voce in capitolo sulle scelte strategiche dell’Università (basti pensare che non tutti i ricercatori hanno diritto di voto nei Consigli di Facoltà).
Decidendo di dichiararci “indisponibili” ad assumere corsi per l’anno accademico 2010-
2011, intendiamo manifestare il nostro netto dissenso nei confronti di una politica che non solo ci penalizza come ricercatori, ma rischia di distruggere l’Università pubblica in Italia. Molti professori associati e ordinari condividono le motivazioni di questa protesta e si sono rifiutati di sostituirci, coprendo ore di insegnamento eccedenti i minimi di legge. Lo stesso vale per molti colleghi precari, che hanno contribuito finora a far funzionare l’università tenendo corsi sottopagati, o addirittura gratuiti, e che non intendono più contribuire, con il loro “volontariato”, a dissimulare i guasti del sistema.
Siamo consapevoli che la nostra indisponibilità, come quella dei colleghi delle altre Facoltà,
avrà come effetto disagi per gli studenti e un complessivo impoverimento dell’offerta didattica per il prossimo anno accademico (soppressione di corsi, accorpamenti, mutuazioni non congruenti con il percorso di studi intrapreso). Riteniamo tuttavia che la gravità della situazione giustifichi la nostra scelta. Agli studenti chiediamo di sostenere la nostra protesta, nella convinzione che possa essere anche la loro protesta per un’università migliore. A riprova del fatto che la nostra mobilitazione non è “contro gli studenti”, pur astenendosi per il prossimo anno dalla didattica “ufficiale”, alcuni di noi intendono offrire un ciclo di lezioni e seminari interdisciplinari aperti a tutti coloro che vorranno partecipare.

Filippo Barbera, Marinella Belluati, Elisa Bignante, Paola Bresso, Aurelia Camparini, Manuela Ceretta, Paolo Cozzo, Patrizia Delpiano, Raffaella Ferrero Camoletto, Davide Grassi, Marta Margotti, Franco Motta, Stefano Musso, Tiziana Nazio, Luca Ozzano, Valentina Pazé, Gianfranco Ragona, Stefania Ravazzi, Giuliano Tescari.
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